Il malessere economico come malessere personale

Il malessere economico come malessere personale

Chi la vita se la toglie e chi fa affari – La Gazzetta del Mezzogiorno

Padova. Laureato in Psicologia da quattro anni, si impicca con una corda appesa all’inferriata del bagno di casa. Lascia un messaggio di addio ai genitori ed agli amici. Non riusciva a trovare un impiego. Aveva difficoltà economiche. Tanto da mettere in vendita la sua abitazione. Né gli era andata a buon fine un’idea che lui stesso considerava vincente: lo psicologo a domicilio, per infermi, anziani ed altri soggetti con problemi di mobilità. Nessun paziente, purtroppo. La sorella cerca di contattarlo telefonicamente per ventiquattro ore, senza riuscirsi. Lei e i genitori risiedono infatti sull’isola d’Elba. David non può più rispondere a nessuna chiamata. D’altronde la solitudine di chi perde il lavoro oggi è acuita dalla perdita di solidarietà sindacale: non si lotta più insieme, si sale in gruppetti sui tetti e ci si incatena ai cancelli. Atroce la vicenda di Marmorta, una frazione di Molinella, in provincia di Bologna. Qui si toglie la vita un disoccupato, da tempo in cassa integrazione, che teme di non poter più mantenere la sua famiglia. Anche lui decide di impiccarsi e lo fa nel garage della propria abitazione.

Il caso della France Telecom ha stabilito un precedente che impensierisce le aziende. Succede infatti che i tribunali francesi considerino sempre più spesso i suicidi legati a vicende professionali come vere e proprie morti sul lavoro, con relative sanzioni. Nascono allora società specializzate nel prevenire gesti irreparabili. Alcune di esse si chiamano Psya, Preventis, Ifas e Stimulus. Il loro servizio diventa ormai nevralgico: è quello di offrire sostegno psicologico. E rende parecchio. Ne dà conto Emmanuel Charlot, direttore partnership e sviluppo di Psya: «Basta pensare che il nostro fatturato nel 2009 ha subìto una forte accelerazione (+52%) rispetto al 2008: si tratta della più forte crescita del nostro giro d’affari dalla nascita della società. E questo è molto rivelatore». Un suicidio in ditta procura danno di immagine. Al contrario, promuovere all’esterno un’impressione di buon trattamento accresce il fatturato ed attira candidati. Alla Google si afferma esplicitamente che serve «da parte delle aziende per accattivare nuovi talenti e raggiungere risultati economici migliori». Il direttore generale della Stimulus, Patrick Legeron dichiara che la richiesta di consulenza psicologica «è in forte aumento» da parte delle aziende francesi. «Molte imprese che non si interessavano a questo fenomeno si sentono ormai obbligate ad affrontare il problema: a spingerle purtroppo è soprattutto la paura di trovarsi confrontati agli stessi fenomeni più che la semplice volontà di creare benessere ai propri dipendenti».

Un operaio trentacinquenne di Brembate, in provincia di Bergamo, si toglie la vita diventando una torcia umana. Si cosparge di benzina, appicca il fuoco e riporta ustioni sulla maggior parte del corpo. Muore il giorno dopo al centro grandi ustionati di Verona. Inutile l’intervento di una donna, che cerca di spegnere il rogo con un piccolo estintore per spegnere le fiamme. I soccorritori tentano inoltre di rianimarlo. Invano. All’origine del gesto, il fallimento della ditta di Zingonia, sempre in provincia di Bergamo, presso la quale l’uomo lavorava. Per darsi alle fiamme, ha scelto la zona industriale del centro in cui risiedeva.\r\n Sarà che il lavoro nobilita l’uomo, però oggi è la prima fonte di stress per 54% degli abitanti del pianeta. In Giappone, trentamila persone all’anno muoiono di karoshi, il superlavoro. Una forma deviata di suicidio. I concetti di flessibilità e mobilità, cari agli economisti, significano, per chi li subisce, paura del futuro.

Il problema della perdita di lavoro sta diventando particolarmente serio. Aldilà del danno economico che, comunque, non va sottovalutato, in gioco c’è molto di più.

La disoccupazione, associata a fattori sociali come un basso grado di scolarizzazione, caratteristiche personali e problemi di salute, è una fattore di rischio per suicidio e morti precoci. La persona che perde il lavoro si sente spesso solo, con il peso delle responsabilità da portare sulle proprie spalle e con un grosso senso di colpa. È proprio la solitudine, unita ad un senso di sfiducia che pervade tutta l’esistenza futura, a rappresentare i punti di rottura che portano alle manifestazioni più intense di malessere. D’altra parte gli studi di correlazione fra tassi di disoccupazione e suicidi sono noti ed enfatizzano non la mancanza di lavoro in sé, quanto piuttosto la sfiducia nel trovare un impiego in tempi brevi.

Il problema in gioco riguarda certamente il riconoscimento del proprio valore e della propria identità, così come la possibilità di mobilitare risorse interne per affrontare un evento così stressogeno. È importante focalizzare l’attenzione sopratutto su queste ultime, per riuscire ad affrontare un disagio sicuramente debilitante e fonte di stress nell’immediato, ed integrarlo in un ciclo di vita che prevede, certamente, anche questo genere di cambiamenti.

 

Per approfondire: 

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Info sull'autore

Salvatore Torsi administrator

Salvatore Torsi è uno Psicologo Psicoterapeuta della Gestalt Viva e Analista Transazionale iscritto all'Ordine degli Psicologi della Toscana, Presidente della Società Italiana di Psicologia Evoluzionistica e membro dell'APA (American Psychological Association). Discepolo e collaboratore di Claudio Naranjo.

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