Affrontare l’enurési notturna

Affrontare l’enurési notturna

Nonostante l’enurési sia un problema molto diffuso (ne soffre il 15% dei bambini di più di 5 anni) e comporti problemi finanziari, psichici ed emotivi nei soggetti e nelle famiglie coinvolte, viene troppo spesso sottovalutato da clinici e pediatri che affrontano il ritardo nell’acquisizione del controllo notturno come un risultato che prima o poi avverrà. Se ciò è pur vero, il processo può tuttavia impiegare diversi anni e portare con sé un grosso carico di imbarazzo e altri disordini dovuti dall’enorme mole di stress accumulato, che altro non fanno che acuire ancora di più la problematica in essere.

Ma cos’è, in effetti, l’enuresi? È un’urinazione involontaria o volontaria ripetuta nel tempo, con episodi ricorrenti almeno per due volte a settimana e per almeno tre mesi consecutivi. Per poter essere diagnosticata, il bambino deve avere almeno 5 anni ed aver raggiunto un grado di sviluppo in tutte le altre aree pari alla sua età.

Vi sono diversi tipi di enuresi: enuresi notturna, nella quale il problema si presenta solo di notte; enuresi diurna, solo il giorno; enuresi mista, sia il giorno che la notte. È primaria quando il bambino non ha mai smesso di bagnare il letto, secondaria quanto, invece, per un periodo superiore ai 6 mesi questo problema era scomparso e poi è riapparso. Quali sono le cause dell’enuresi? Per lo più genetiche: i bambini i cui genitori hanno entrambi precedenti di enuresi hanno il 77% di probabilità di sviluppare questo problema contro il 43% dei bambini con un solo genitore che ha sviluppato questo problema (ed appena il 15% di quelli in cui in nessuno dei genitori si è presentato).

Altre cause possono essere la scarsa capacità di svegliarsi dal sonno, una ridotta capacità della vescica, un ritardo dello sviluppo, una ridotta secrezione notturna di ADH o ormone antidiuretico e, ovviamente, fattori psicologici derivanti dallo stress. Come si interviene? Uno dei sistemi migliori di intervento è quello incentrato sui sistemi di allarme sonoro (come luminoso e a vibrazione) che avvertono il bambino quando sta bagnando il letto e gli consentono di alzarsi e recarsi in bagno. Ma non è un sistema che può essere sempre utilizzato.

Una terapia supportiva unita ad esercizi per implementare la percezione e l’attitudine alla pulizia sono forme d’intervento incentrate non solo sul problema specifico, ma migliorative di uno stato di benessere e di salute generale. Da tenere a mente. Nonostante la diffusione del problema, solo un numero minimo di pediatri e clinici in generale offre un efficace e reale trattamento per l’enuresi. Uno dei motivi principali è dovuto al fatto che vengono prese in esame soprattutto disfunzioni fisiche e sottolineato il ruolo dei fattori medici, senza mettere in risalto la componente emotiva e psicologica che può essere causa del disturbo e che, irrimediabilmente, accompagnano il disturbo stesso.

Una volta accertata l’assenza di condizioni mediche generali, molti pediatri semplicemente si astengono dall’operare qualsiasi trattamento, sostenendo che comunque il problema si risolverà da solo, sottostimando decisamente i risvolti negativi che un intervento del genere può avere sul bambino e sulla famiglia. Qualsiasi genere di trattamento non può prescindere dall’aiutare e sostenere il bambino (ed la famiglia) in un momento carico di contenuti emotivi difficili da affrontare, soprattutto se risultano sottostimati e non compresi.

Per approfondire:

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Info sull'autore

Salvatore Torsi administrator

Salvatore Torsi è uno Psicologo Psicoterapeuta della Gestalt Viva e Analista Transazionale iscritto all'Ordine degli Psicologi della Toscana, Presidente della Società Italiana di Psicologia Evoluzionistica e membro dell'APA (American Psychological Association). Discepolo e collaboratore di Claudio Naranjo.

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